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01. EVA 2004 Florence - Il progetto

Introduzione

La tecnologia non solo è presente massicciamente nelle attività produttive connesse alla cultura, ma dispone di due qualità specifiche: è digitale ed è interconnessa. Di conseguenza, la rappresentazione numerica dei dati rende possibile creare un numero infinito di copie indistinguibili dall’originale; e un contenuto può essere spostato ovunque, da una parte all’altra del globo, in tempo reale e a costi sempre più vicini allo zero. Queste potenzialità causano effetti non secondari nella condivisione e distribuzione di contenuti e di conseguenza nella tutela del copyright, qui nell’accezione di diritto di proprietà dell’immagine.
La riproduzione e commercializzazione di immagini di beni librari rari, o parti di essi, potrebbe configurare per piccole biblioteche un’opportunità di profitto da un lato, ma dall’altro la possibilità di una potenziale, massiccia duplicazione abusiva anche a scopo di lucro (ad esempio pubblicazione non autorizzata di ristampe anastatiche di unica, sia manoscritti sia a stampa, duplicazioni di stampe, incisioni, miniature per edizioni artistiche, enciclopedie, libri di testo, etc.). Di qui la necessità di un’attenta prefigurazione e gestione di ogni segmento della catena del processo che va dalla duplicazione di un bene alla cessione del multiplo della sua immagine digitalizzata a terzi, per usi differenziati.

Il presente contributo illustra, attraverso la presentazione di un progetto pilota, un prodotto cui possano fare riferimento istituzioni culturali quali le biblioteche minori che si riconoscano nelle seguenti caratteristiche:
a. possesso di singole unità bibliografiche o interi fondi caratterizzati da rarità e preziosità (manoscritti, incunaboli, cinquecentine, edizioni pregiate, stampe e materiale cartografico, etc.), soprattutto non ancora catalogati;
b. individuazione di:
1. urgenze di incrementazione delle risorse finanziarie;
2. esigenze di conservazione dei beni attraverso la loro riproduzione con tecnologie digitali;
3. opportunità di condivisione dei contenuti;
4. convenienza all’ampliamento del bacino di utenza attraverso l’implementazione e l’uso di sistemi multimediali.

L’interesse da parte di istituzioni culturali di piccola dimensione al progetto qui descritto, è legato ad una o più delle seguenti esigenze:
- consapevolezza del proprio patrimonio;
- duplicazione in digitale di materiale bibliografico raro per motivazioni eterogenee (conservazione, tutela attraverso la non-manipolazione degli originali, eventuale realizzazione di profitti);
- commercializzazione di prodotti digitali.

Sono esigenze cui ciascuna istituzione potrà ottemperare attraverso l’implementazione di un sistema integrato che consenta:
1. la catalogazione dei beni bibliografici rari posseduti;
2. la digitalizzazione di interi volumi o di loro parti ritenute significative;
3. l’adesione ad un ambiente DRM, per l’accesso dell’utenza ai dati e l’attivazione di misure dispositive di e-commerce.

Una volta messe in pratica queste operazioni le istituzioni saranno in grado di accogliere una o più tra le seguenti necessità dell’utente:
1. conoscenza della disponibilità eventuale di contenuti desiderati;
2. visualizzazione di immagini;
3. acquisizione di oggetti digitali per motivi e scopi diversi (studio, archiviazione, collezionismo, pubblicazioni a scopo di lucro, edizioni anastatiche, etc.).

Si propone quindi un sistema integrato multimediale che unisca alle funzionalità di catalogazione, digitalizzazione e accesso ai dati bibliografici e alle immagini, quelle di messa in sicurezza degli oggetti digitali da duplicazioni illegali, interazione dispositiva e transazione economica per la fornitura di multipli digitali degli stessi, nei formati e alle definizioni appropriate alle esigenze dell’utente finale.

Nel presente contributo si adotta una definizione estensiva di DRM nell’accezione ufficiale del W3C [1] di “amministrazione digitale dei diritti”, includente anche i cosiddetti TPM (Technical Protection Means); in tale concezione, quindi, il DRMS non sarebbe limitato a tutelare unicamente gli aspetti di sicurezza rispetto ad accessi o duplicazioni illegali, ma controllerebbe la descrizione, identificazione, commercio, protezione, controllo e tracciatura di tutte le forme di cessione del diritto all’uso di uno specifico contenuto. Altri autori [2] considerano invece i TPM come applicativi indipendenti utilizzati soprattutto per la protezione di contenuti digitali da un uso non autorizzato, indipendentemente da una contestualizzazione in DRMS.

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